Nei decenni di studi sull’attaccamento e sulla genitorialità, un grande rilievo si è dato alla figura materna. Si hanno moltissime evidenze e informazioni sulla relazione madre-bambino, in quanto la mamma è, nella maggior parte dei casi, la sponda relazionale di maggior rilievo per il neonato. La conseguenza di questo però, è la presenza di poche informazioni riguardo alle funzioni svolte dai padri nei primi tre anni di vita del bambino; ma in questa fase della vita infantile la figura maschile è meno importante, oppure la differente valorizzazione del suo ruolo è la conseguenza dei limiti storici e culturali delle teorie e delle persone che le hanno prodotte?
I dati più recenti delle ricerche sull’attaccamento depongono per il fatto che il padre è estremamente importante anche nei primi tre anni di vita, ma il suo ruolo va studiato non tanto nel rapporto diretto con il bambino, ma all’interno di una triade.
Nella prima infanzia un compito fondamentale del padre è quello di favorire le condizioni perché la relazione tra madre e bambino si sviluppi e si mantenga in modo adeguato. Questo avviene in primo luogo occupandosi di problemi di ordine pratico: garantire una dimora comoda e sicura, procurare il cibo e altri beni necessari, proteggere il nucleo familiare nel rapporto con l’ambiente esterno. Questi compiti sono condivisi dalla maggior parte dei primati.
Una seconda funzione maschile di straordinaria importanza, per lungo tempo sottovalutata e solo recentemente oggetto di ricerche, è quella di proteggere la propria compagna nei periodi di cambiamento psicofisico in cui è maggiormente esposta a problemi emotivi, particolarmente alla depressione. Questi momenti cruciali sono fondamentalmente due: il primo è quello relativo alla gravidanza e ai primi mesi dopo il parto, il secondo coincide con l’adolescenza e l’emancipazione dei figli. In questi due momenti le donne sono maggiormente esposte a difficoltà emotive e reazioni di carattere depressivo legate non solo ai mutamenti fisici e ormonali, ma anche ai cambiamenti del proprio ruolo sessuale femminile di donna e di madre. La funzione del maschio, in questi casi, è quella di aiutare la propria compagna a superare le difficoltà mantenendo la sofferenza e la problematicità a livelli tollerabili.
Lis & Zennaro (1998) hanno dimostrato come il supporto del padre aiuti la madre a migliorarsi sia come genitore che come persona. Non appare casuale, infatti, che molte madri soffrano di un grave arresto dello sviluppo personale proprio in ragione della latitanza paterna,
in concomitanza della nascita del proprio figlio. Nei primi mesi di vita il padre assolve alla funzione di sostegno alla diade madre-bambino sia tramite l’apporto all’interazione diretta con l’infante che attraverso la sua funzione di regolazione dell’ambiente famigliare.
I papà hanno quindi un ruolo importante per la crescita emotiva dei bambini e il loro coinvolgimento deve essere facilitato il più precocemente possibile. La mamma può aiutare questo dispositivo di accudimento che nell’uomo scatta in modo meno automatico, rispetto a quanto succede alla donna. Infatti il sentirsi padre e la capacità di “costruire una propria immagine di sé assieme al bimbo” così da soddisfare adeguatamente ai suoi bisogni, sembra essere, nel maschio, associato all’opportunità di interagire precocemente con il proprio figlio. E cruciale sembra essere
un’interazione padre-neonato che passa anche attraverso il contatto fisico. Se questo “meccanismo” riesce ad essere attivato, la coppia affettiva si trasforma in un amorevole triangolo famigliare, in cui ogni membro gioca un ruolo che auto-mantiene la relazione affettiva all’interno del “nuovo sistema famiglia” e che permette al padre di abbracciare a tutto tondo la sua nuova dimensione genitoriale, connotata da una modalità emotiva sempre più personalizzata e amorevole, che ha fatto parlare di una paternità affettiva (Maggioni, 2000).
E’ questa la rivoluzione dei nuovi papà, così diversi dai padri del passato, che erano “caricati” di una forte valenza normativa, ma assai scarsi nell’assolvimento di funzioni affettive, la cui mancanza ha spesso lasciato affamati di “amore di padre” i figli delle passate generazioni.
Dottoressa Chiara Luongo
Bibliografia:
A Pellai, D D’Alessandro – Pedagogika, 2008 – irisassociazione.it
F Baldoni – Padri & paternità, Edizioni Junior, Bergamo, 2005 – researchgate.net
Lis A., Zennaro A. (1998). Riflessioni sulla paternità: dalla transition to faterhood” ai primi anni di vita del bambino. Psicologia dello sviluppo. vol. 2, pp. 385-420.
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