L’importanza della qualità del sonno

L’importanza della qualità del sonno

Nella “Società delle 24 ore” non esistono più limiti ai momenti di lavoro: sia virtualmente che nell’operatività quotidiana, le persone possono fare qualsiasi cosa ad ogni ora del giorno e della notte, sia a livello lavorativo che sociale. Gli orari di lavoro costituiscono un fattore cruciale dell’organizzazione del lavoro, con importanti implicazioni economiche e sociali per l’impresa, l’individuo e la collettività. Anche il confine tra tempo di lavoro e tempo libero non è più rigidamente definito: l’orario di lavoro si estende alle ore serali e notturne e ai giorni festivi, assumendo una variabilità sempre più accentuata.

Ciò comporta conseguenze sulla salute, in quanto l’uomo sarebbe un “animale diurno” il cui ritmo “sonno-veglia” è scandito dall’alternanza luce-buio (nella regolazione interna dell’asse Ipotalamo-ipofisi-surrene); in poche parole, gli esseri umani riescono ad avere un sonno di migliore qualità la notte, e di minore efficacia nelle ore diurne.

Un interessante studio condotto presso l’ Università di Milano (2008) ha riscontrato che la maggior parte dei lavoratori notturni  sono affetti da più o meno transitori disturbi del sonno, tra cui insonnia e sonnolenza diurna, e sono maggiormente a rischio di sviluppare affaticamento cronico, sintomi ansioso-depressivi e malattie psicosomatiche (diffuse tra i turnisti) come quelle gastrointestinali e cardiovascolari. Altri effetti collaterali della scarsa qualità del sonno sono stanchezza e deficit di concentrazione e memoria. Quindi, anche se è vero che i sonnellini pomeridiani possono essere un valido supporto, è fondamentale dormire bene la notte.

Una convinzione diffusa è che il sonno possa “essere recuperato”, per esempio dormendo più ore nel week end. Questa teoria non solo si è verificata falsa, ma si è riscontrato che potrebbe persino aumentare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 o malattie cardiovascolari. Lo si evince da uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh (Usa), coordinati da Patricia Wong. “Il jet lag sociale consiste nella mancata corrispondenza tra il sonno di un individuo e i ritmi che gli sono imposti dalla società – spiega la dottoressa Wong -. Questo è il primo studio a dimostrare che anche negli adulti sani, il jet lag sociale può contribuire allo sviluppo di problemi metabolici. A loro volta, questi cambiamenti possono causare l’insorgenza di obesità, diabete e malattie cardiovascolari”.

Ma cosa succede durante il sonno? Quando dormiamo il corpo rallenta le sue funzioni fisiologiche: la temperatura si abbassa, il metabolismo rallenta, la pressione sanguigna si stabilizza e i tessuti si rigenerano; delle buone ore di sonno consentono di dare nuova linfa alla memoria e a renderci più vigili e attenti. E’ indispensabile, quindi, una buona qualità del sonno oltre alla quantità di ore dormite (In media gli adulti hanno bisogno di 7-8 ore a notte, mentre i bambini possono dormire fino a 10-12 ore al giorno).

Se è vero che la bassa qualità può portare a difficoltà fisiche e psicologiche, rispettare i ritmi sonno-veglia indispensabili al nostro organismo ha effetti benefici sul nostro corpo e sul nostro sistema immunitario. Una bella scoperta, soprattutto per la stagione invernale, è quella condotta alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, negli Stati uniti. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Archives of Internal Medicine, e,  secondo gli esperti, dormire bene è un modo efficace per evitare il raffreddore. Alla base, infatti, vi è l’idea che le difese immunitarie dell’organismo funzionino meglio se il corpo può contare sulle canoniche otto ore di riposo, o comunque su un buon riposo notturno senza interruzioni continue.

In conclusione, è necessario tutelare la qualità del sonno per un maggiore benessere psico-fisico e, se necessario, avvalersi della consulenza di esperti del sonno per l’attuazione di un preciso percorso diagnostico.

Dottoressa Chiara Luongo

Biblio:

G Ital Med Lav Erg 2008; 30:3, 280-282 © PI-ME, Pavia 2008

The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, Volume 100, Issue 12, 1 December 2015, Pages 4612–4620

 

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