L’adolescenza è un periodo della vita che si caratterizza per importanti cambiamenti biologici, corporei, emotivi e comportamentali, nonché di ristrutturazione del concetto di sé. In questi anni si modifica in modo radicale e, spesso, tumultuoso il modo di guardare e sentire il mondo in una transizione verso l’età adulta.
Il compito fondamentale dell’adolescente è la formazione della propria identità; questo processo di crescita prevede una presa di distanza e differenziazione dalla famiglia per cercare una propria dimensione più autonoma. I genitori quindi, devono modificare il proprio approccio di “protezione e controllo” riservato al bambino a favore di un altro che soddisfi primariamente gli aspetti di “supporto e sostegno” alle nuove sfide di vita che il ragazzo vorrà e dovrà affrontare. Parallelamente a questo “distacco” dalle figure genitoriali, aumenta la centralità dei rapporti amicali nel gruppo dei pari, fattore essenziale per la crescita sociale e la nuova definizione di sé. Ora sono i coetanei a determinare la differenza tra quello che il ragazzo è e quello che vorrebbe essere e, se la distanza avvertita tra queste due dimensioni è troppo grande, si può provare un forte disagio, anche con la comparsa di sintomi ansiosi o depressivi.
In questa cornice in cui gli adolescenti rincorrono il bisogno di inclusione e influenza sugli altri, gli adulti possono trovarsi ad affrontare alcune difficoltà. La nuova generazione di giovani è molto legata ai social network ed alla condivisione del proprio modo di essere negli ambienti digitali. Le tecnologie sono, senza dubbio, una risorsa: pensiamo agli ausili e ai programmi informatici che permettono a ragazzi con specifiche difficoltà di affrontare meglio la didattica o alla posta elettronica e internet per scambiarci documenti e informazioni in tempo reale, anche con persone care che vivono molto lontane da noi. Tuttavia, la rete è anche sede di pericoli e minacce, può diventare un luogo dove alcuni comportamenti disfunzionali e devianti si esasperano e si propagano in modalità pervasiva e, inizialmente, meno visibile. Nella rete i ragazzi possono imparare ad associare la propria autostima ai feedback del contesto social (come i “like” su facebook), a celarsi dietro “emoticons” predeterminate senza sperimentare cosa sia l’empatia, a trovare informazioni in modo veloce ma di dubbia provenienza; non è difficile per malintenzionati adescare i ragazzi nelle chat e nei giochi online o per gli hacker utilizzare informazioni sensibili degli utenti del web. In questa realtà virtuale, dove non sono infrequenti, purtroppo, anche fenomeni di cyberbullismo dalle gravi ripercussioni, i ragazzi vanno accompagnati e guidati. Gli adulti hanno un ruolo importante in questo: nella consapevolezza che i social e il web sono importanti strumenti che consentono ai ragazzi di far parte di un gruppo per loro fondamentale, bisogna insegnare e monitorare il corretto utilizzo. Sebbene l’adolescenza sia l’età dell’importanza del contesto e del consenso, i giovani vanno aiutati a discriminare le situazioni divertenti da quelle pericolose e le informazioni utili da quelle fuorvianti. Genitori e figli possono condividere pratiche di utilizzo intelligente della rete, nella consapevolezza che ognuno può essere connesso agli altri a “proprio modo” nel rispetto dei propri valori e modi di essere. Stiamo quindi nella rete… ma stiamoci insieme!
Dottoressa Chiara Luongo
Psicologa Clinica