Le dieci regole della buona comunicazione

Le dieci regole della buona comunicazione

Oggi il modo di comunicare è drasticamente cambiato.

L’uso dei social media e il numero sempre più alto di informazioni che riceviamo in brevissimo tempo, hanno generato modifiche profonde nello stile comunicativo: soglia di attenzione estremamente ridotta, dipendenza dalle connessioni, multitasking costante che causa inefficienza mnemonica nel lungo periodo, relazioni interpersonali basate sulla virtualità.

Tutto questo ci porta a riflettere profondamente su cosa fare per comunicare efficacemente, sia sul web che nella vita reale.

Ogni individuo, in ogni istante della propria vita, comunica qualcosa. Ci si influenza l’un l’altro con le parole, con la postura, con l’abbigliamento, o con un semplice silenzio. Secondo il primo assioma sulla comunicazione della scuola di Palo Alto “nessuno di noi non può non comunicare” ed è quindi impossibile sottrarsi dal mandare, esplicitamente, o implicitamente, informazioni su di noi agli altri. Come poi gli altri interpreteranno tali informazioni e con quanta attenzione, non è del tutto lecito a noi stabilirlo, ma possiamo utilizzare alcune accortezze per raggiungere più facilmente una comunicazione efficace.

Ecco dieci semplice regole per una buona comunicazione:

  1. Fatela semplice

Non siate prolissi. Se pensate o ritenete che qualcosa del vostro discorso, e-mail, messaggio, non sia importante semplicemente non inseritela. Ricordate che l’attenzione oggi è un bene che scarseggia. Inoltre, eliminare formalismi inutili, come lunghi giri di parole, scuse, o lusinghe, rende la comunicazione più chiara, meno ambigua e maggiormente autentica.

  1. Non attaccare! Dialoga

Sembra semplice, ma, se ci pensate, non lo è affatto. Spesso ci ritroviamo in discussioni infinite, dove sembra che sbattiamo la testa contro il muro del nostro interlocutore; questo perché ci dimentichiamo che lo scopo non è attaccare la persona ma esprimere una nostra opinione. Per fare questo, è utile l’utilizzo di messaggi in prima persona per comunicare i propri sentimenti (“Io sento”, “Io provo”). Questo è molto utile, soprattutto quando dobbiamo esprimere uno stato d’animo o un pensiero: l’altro non può negare qualcosa che sto vivendo nella mia esperienza attuale.

  1. Sii un buon ascoltatore

Se non ascoltate il vostro interlocutore non potete ben comunicare. Ascoltare in modo attivo vuol dire collegarsi all’altro attraverso la meta-comunicazione, cogliere ogni aspetto del messaggio, la postura, il tono di voce, le esitazioni e le emozioni che trapelano da quanto viene detto. l’ascolto è la metà del dialogo

  1. Adattarsi al contesto

Analizzate e comprendete il contesto nel quale andrete a comunicare. In situazioni particolarmente formali o istituzionali il linguaggio che andrete ad usare sarà probabilmente tecnico, curato e dettagliato. D’altra parte, se dovete sostenere un colloquio di lavoro, utilizzerete un eloquio differente da quello del sabato sera con gli amici al pub.

  1. Effetto Primacy-Recency (Hermann Hebbinghaus-1876)

Secondo questa teoria quando ascoltate un discorso, o una lista di nozioni, le informazioni che rimarranno in memoria saranno principalmente le prime e le ultime. Le prime perché entreranno a far parte della memoria a lungo termine, le ultime perché resteranno in quella a breve termine. Ora sapete dove dovrete posizionare le informazioni salienti nel vostro messaggio.

  1. Ispirare emozioni positive

Niente è più potente del creare un’emozione positiva nel proprio interlocutore. Create immagini con le parole, fate provare un sentimento col vostro messaggio e state certi che comunicherete con efficacia.

  1. Individua la tua modalità percettiva

Gli esseri umani hanno tre canali principali di percezione del mondo: visivo, uditivo e cinestetico; ognuno ha un canale preferenziale. Ciò significa che c’è un canale con il quale si ricevono meglio le informazioni che vengono inviate.

  1. Attenzione ai segnali verbali e non verbali

La comunicazione non è solo linguaggio verbale. Non si comunica solo con la parola, oltre al linguaggio verbale, vi è quello para verbale(aspetti vocali: timbro, tono, volume e ritmo) e non verbale (linguaggio di relazione: mimica facciale, sguardo, abbigliamento, postura, orientamento spaziale, distanza interpersonale). Ad incidere fortemente sulla comunicazione sono gli ultimi due, questi potrebbero discostarsi dalla parola e rilevare la verità di quello che si è o si prova.

  1. Non esiste solo il tuo punto di vista

Riconosci l’identità dell’altro e attenzione a non far prevalere non opportunamente il tuo punto di vista. Non posso dare per scontato che l’interlocutore abbia il mio stesso modo di guardare le cose.

  1. Scegliere il momento giusto

Se volete farvi ascoltare aspettate il momento giusto. Sappiate quando è il momento adatto per fare domande o quando è meglio ascoltare. Analizzate il miglior momento della giornata per postare il vostro video, o quando fare quella telefonata importante.

Dunque comunicare efficacemente richiede impegno e preparazione. Studiate, non siate approssimativi!

Dottoressa Chiara Luongo- Psicologa

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