Attacchi di panico: cosa sono e come curarli

Attacchi di panico: cosa sono e come curarli

Cosa sono gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa ed intensa paura in assenza di un reale pericolo. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi,  ad esempio palpitazioni sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, brividi o vampate di calore. La caratteristica principale è che durante l’attacco di panico la persona ha paura di morire o impazzire.

Ulteriore caratteristica associata è il forte desiderio di fuggire dal luogo in cui si sta manifestando l’attacco di panico. Il disagio generato  è spesso accompagnato da vergogna e timore che il malessere sia percepito dalle altre persone favorendo un’ immagine di sé “debole”. Il carattere improvviso degli attacchi e la loro relativa imprevedibilità, porta spesso le persone che hanno questo problema a sentirsi particolarmente deboli e vulnerabili, condizione che porta spesso a un cambiamento significativo della vita.

Chi ha provato un attacco di panico lo descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante: il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, in cui la persona ha paura di poterne avere altri e si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso.

Con la paura degli attacchi di panico diventa quindi difficile e ansiogeno uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del panico. Costringe spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque. Ne consegue un senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere “grande e grosso” ma dipendente dagli altri, che può condurre a una depressione secondaria al proprio isolamento e scarsa autostima.

Il rischio è reagire evitando tutte le situazioni che possono attivare gli attacchi di panico oppure affrontare le situazioni solo se accompagnati da qualcuno. In questo modo si innesca un problema di agorafobia, intesa come la paura relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali può essere difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali può non essere disponibile aiuto in caso di un improvviso attacco di panico. Una delle conseguenze pericolose dell’agorafobia è quello di ridurre l’autonomia e rinunciare ad attività quotidiane piacevoli o utili per la soddisfazione personale. L’agorafobia è dunque come una sorta di cura fai da te del terribile panico.

Di solito gli attacchi sono più frequenti in periodi stressanti. Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico. Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo:

  • il matrimonio o la convivenza
  • la separazione
  • la perdita o la malattia di una persona significativa
  • l’essere vittima di una qualche forma di violenza
  • problemi finanziari e lavorativi

I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante.

Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee anomale. Queste possono essere interpretate in maniera catastrofica, aumentando il rischio di sviluppare attacchi di panico.

Il trattamento degli attacchi di panico

le linee guida internazionali (NICE National Institute for Health and Clinical Excelence, 2011) indicano la psicoterapia cognitivo comportamentale, insieme al training di rilassamento, come i trattamenti più efficaci per la cura degli attacchi di panico. Anche gli interventi di self-help e la psicoeducazione in gruppo seguono un orientamento cognitivo comportamentale.

Gli interventi CBT si basano su protocolli strutturati che devono essere seguiti durante la terapia.

Secondo il modello cognitivo non è la situazione in sé a spaventare, ma il modo in cui la interpretiamo. Non sono, quindi, gli eventi a provocare quello che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e li gestiamo, attraverso i nostri pensieri (Beck, 2013). Il trattamento cognitivo comportamentale quindi prevede di aiutare il paziente in una serie di passi a:

  • Prestare attenzione a ciò che si prova, anche al livello delle sensazioni corporee, in un determinato momento.
  • Identificare quali sono i pensieri relativi all’emozione, il proprio dialogo interno.
  • Esercitarsi a mettere in dubbio i pensieri e le convinzioni disfunzionali.
  • Sostituire i pensieri e le convinzioni disfunzionali con pensieri più vicini alla realtà e più utili per il raggiungimento dei propri obiettivi.
  • Smettere di evitare con l’uso di tecniche comportamentali come l’esposizione enterocettiva e in vivo.
  • prevenire le ricadute.

il trattamento farmacologico degli attacchi di panico

I farmaci d’elezione per il trattamento del disturbo da attacchi di panico sono gli antidepressivi e le benzodiazepine. I primi, tra cui gli inibitori della ricaptazione della serotonina (ssri), riducono gli attacchi di panico e possono essere assunti per periodi più lunghi in quanto non provocano dipendenza.

Le benzodiazepine, invece, producono degli effetti ansiolitici immediati ma, a lungo termine, possono causare dipendenza e sintomi di astinenza (quindi solitamente vengono impiegati solo nella fase iniziale della cura).

 

 

Soffri di attacchi di panico o vuoi saperne di più? Non esitare a contattarmi!!

Dottoressa Chiara Luongo

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