Disturbi alimentari: la famiglia come risorsa nel metodo Maudsley

Disturbi alimentari: la famiglia come risorsa nel metodo Maudsley

Il metodo Maudsley, adottato per uscire dall’anoressia, prende il nome dall’ospedale inglese dov’è stato sviluppato negli anni 80, il Maudsley Hospital del King’s College di Londra grazie al lavoro della psichiatra Janet Treasure. E’ rivolto ai familiari dei malati che vivono il dramma del disturbo alimentare all’interno delle mura domestiche.

Come funziona? «I parenti del malato vengono invitati a modificare gli abituali schemi di relazione all’interno del nucleo familiare», racconta Janet Treasure,  che da più di 25 anni pratica il metodo presso il Maudsley Hospital. «In molti casi i genitori si addossano le colpe come se fossero i principali responsabili di quanto sta accadendo, ma in realtà i disturbi alimentari non sono mai causati da un unico fattore, quindi mamma e papà non dovrebbero colpevolizzarsi. occorre parlare in casa del problema, senza mai negarlo o sottovalutarlo, ma nemmeno facendolo diventare l’unico argomento di conversazione».

Il metodo Maudsley prevede 6 incontri psicoeducativi rivolti ai familiari dei pazienti affetti da disturbo alimentare. Vengono proposti alcuni imput che spesso innescano cambiamenti importanti nelle famiglie, strumenti per contrastare gli elementi di mantenimento del disturbo a casa. Perché quando si parla di disturbi alimentari, tutta la famiglia è coinvolta ed è necessario creare un ambiente che sappia rispondere in modo adeguato alla malattia.

Il concetto chiave del modello è che la famiglia sia un’importante e necessaria risorsa per il malato. Non è possibile sostituire il ruolo dei familiari e il percorso terapeutico deve continuare a casa, oltre che nelle strutture specializzate.

Si richiede ai familiari dei pazienti con disturbo alimentare di collaborare con l’equipe medica e modificare il proprio modo di relazionarsi con il figlio. E’ importante che i genitori ricomincino a entrare in relazione con il proprio figlio e non con il disturbo alimentare.

Attraverso le metafore animali (canguro, medusa, struzzo, rinoceronte), ogni genitore diviene maggiormente consapevole del proprio stile comunicativo in termini di “emotività espressa”, un concetto fondamentale che più volte viene ripreso durante i gruppi.

L’applicazione del metodo Maudsley è ormai diffuso anche nel nostro paese e le evidenze scientifiche riportano la sua efficacia per:

  • ridurre i livelli di ansia e stress nei genitori
  • ridurre i fattori di mantenimento della malattia
  • sviluppare nuove capacità

 

 

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Dottoressa Chiara Luongo

chiara.luongo@outlook.it

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